«SERVUS DOMINI CORDIS» [A. D. MMXIII, A. D. MMXIV, A. D. MMXV] «CUSTODIENS VERITATEM» [A. D. MMXVI; A. D. MMXX, A.D.. MMXXI, A. D. MMXXII, MMXIV] «COOPERATORES VERITATIS» [A. D. MMXVII, A.D. MMXVIII, A.D. MMXIX, A. D. MMXXIII] «PER MATREM AD COR FILII» «Si non iuramento Iesuita, saltem oportet corde Iesuitas esse ut aliquid boni facias.» [A.M.D.G.]
Per Matrem et Magistram ad cor Filii
domingo, 10 de enero de 2016
Gesù Bambino di Praga
"Tutto il mese di gennaio è dedicato a Gesù Bambino. E tra i tanti santi che hanno avuto la grazia di contemplarlo o meglio ancora tenerlo fra le braccia, vi è la straordinaria storia del Ven. P. Cirillo, grazie al quale trae origine la devozione al Gesù Bambino di Praga"
Diversi sono gli apostoli della devozione a Gesù Bambino, tra questi ricordiamo: San Francesco d’Assisi, ideatore del presepio, Sant’Antonio da Padova, San Nicola da Tolentino, San Giovanni della Croce, San Cristoforo, Sant’Ignazio, San Stanislao, Santa Veronica Giuliani, Santa Teresa di Gesù Bambino ecc.. che ebbero la fortuna di contemplare il piccolo Gesù sensibilmente o di stringerlo fra le braccia. Grande impulso venne dalla Ven. Suor Margherita del Santissimo Sacramento (sec. XVII) e dal Ven. p.Cirillo, carmelitano, con il celebre Bambino di Praga (sec. XVII)
La devozione a Gesù Bambino di Praga ebbe origine nel convento dei Carmelitani Scalzi in Praga (Cecoslovacchia) l’anno 1628.
“Un giorno, la principessa Polissena di Lobkowitz, una grande benefattrice dei frati, regalò loro una statua di Gesù Bambino. Si tratta di una statua in cera, poco meno di mezzo metro, abbigliata con abiti regali, alla foggia spagnola del secolo XVI. Nel consegnarla – come racconta la Cronaca – essa disse al Priore: Padre mio, vi consegno ciò che ho di più caro. Onorate questo Gesù Bambino, e non mancherete mai di nulla. Era l’anno 1628.
Antiche fonti e una veneranda tradizione familiare di casa Lobkowitz affermano che la madre di Polissena, Maria Manriquez de Lara, nata principessa Pignatelli, aveva portato quella statua dalla Spagna, passandola poi come regalo di nozze a sua figlia.
P. Gianluigi preparò a Gesù Bambino una solenne accoglienza. Pensava alla Madre Teresa di Gesù che aveva scritto nel Cammino di perfizione: (26,9): “Buon mezzo per mantenervi alla presenza di Dio è di procurarvi una immagine o pittura che vi faccia devozione… per servirsene a intrattenervi spesso con lui: ed egli vi suggerirà quello che dovete dire“.
Tra i religiosi c’era un novizio già sacerdote, P. Cirillo della Madre di Dio. Stava attraversando prove interiori d’ogni genere. Nei giorni del Natale del 1629 improvvisamente si senti invaso da una grande pace. Ritrovò se stesso e scoprì chiarezza di fede e di dedizione a Dio. Profondamente convinto che tutto gli fosse venuto da Gesù Bambino, si dedicò a diffonderne la devozione. Diviene il grande apostolo di Gesù Bambino di Praga.
Purtroppo a causa dei continui torbidi militari, i Superiori si videro costretti a sfollare i novizi (fra cui Padre Cirillo) a Monaco di Baviera. La situazione politica era diventata nuovamente più drammatica che mai. La guerra continuava. Lo svedese Gustavo Adolfo era entrato in Germania. Questa sembrava ormai irrimediabilmente perduta per la Chiesa cattolica, perché Gustavo Adolfo era intenzionato a fondare un impero di pretta marca protestante. Mentre egli espugnava le regioni occidentali, piombò in Boemia il principe elettore di Sassonia con la sua armata, e il 15 novembre 1634 pose l’assedio a Praga. Espugnata, chiese e monasteri vennero profanati. La medesima sorte toccò a Santa Maria della Vittoria. Tutti i carmelitani erano fuggiti, tranne il Sottopriore e un suo fratello laico. Gli eretici saccheggiano la chiesa e il convento, incarcerando anche i due coraggiosi carmelitani.
La statua di Gesù Bambino dopo avere avuto le mani mozzate, fu gettata nei rifiuti, tra le rovine. Così rimaneva per sette anni.
Nell’anno 1637 – dopo sette anni di assenza – per ordine dei Superiori tornò a Praga il P. Cirillo della Madre di Dio, che da novizio era stato tanto devoto di Gesù Bambino ed aveva avuto modo di sperimentare spesso il suo benefico aiuto. Ma era appena entrato nella capitale boema quando irruppero nuovamente gli Svedesi e assediarono la città. Villaggi e castelli in fiamme, che segnavano la via da essi battuta, non lasciavano dubbi sulla sorte che attendeva la popolazione. In questo frangente così pericoloso per tutti, il Priore del convento esortò alla preghiera e alla penitenza per stornare l’incombente tragedia.
Tale situazione rappresentò per Padre Cirillo la migliore occasione per riportare in onore il suo prediletto Gesù Bambino che, dopo lunghe ricerche, era stato ritrovato dietro un altare, carico di polvere e di sudiciume. Chiese al P. Priore di potere collocare il Piccolo Gesù al suo posto nell’oratorio: il che gli venne subito concesso volentieri. Pieno di santa fiducia, egli raccomandò a Gesù i confratelli, il bene del convento, della città, e l’intero paese. La sua preghiera fu esaudita: Praga rimase immune dall’invasione nemica, in convento tornò la benedizione di Dio, e con essa la tranquillità e la pace.
Padre Cirillo sentiva in cuore una profonda gratitudine. Si proponeva di onorare sempre più il caro Gesù Bambino e di farsi suo apostolo. Un giorno, in uno degli intensi momenti di preghiera dinanzi alla statua, gli sembrò di udire le seguenti parole cariche di rimprovero: Abbiate pietà di me, ed io avrò pietà di voi! Ridatemi le manine mozzate dagli eretici. E la famosa frase:. Quanto più voi mi onorerete, tanto più io vi favorirò!.
Si recò immediatamente dal suo Priore e gli mostrò il Bambino mutilato. Gli chiese il permesso di fare ricostruire le manine a Gesù Bambino, ma ne ricevette un secco rifiuto: la cassa del convento era vuota, e si doveva pensare a faccende più urgenti. Profondamente afflitto, P. Cirillo si volse a chiedere aiuto a Dio, e questo non si fece attendere a lungo. In quei giorni era giunto a Praga un certo Signore Mauskonig di Aussig, iscritto alla confraternita dello Scapolare. Chiese di confessarsi proprio dal Padre Cirillo. Al termine della confessione disse: “Reverendo Padre, sono convinto che il buon Dio mi abbia condotto a Praga perché io mi prepari alla morte qui, e faccia a loro un po’ di bene. Chiedo pertanto a vostra Reverenza di raccomandarmi a Dio, e se dovessi morire qui, i Padri abbiano la bontà di seppellire il mio cadavere nella loro cripta“. Detto questo, egli consegnò al Padre Cirillo cento fiorini: un dono considerevole per quei tempi.
Raggiante di gioia, Padre Cirillo portò l’elemosina ricevuta al suo Superiore. Certo, almeno ora egli non avrebbe respinto la sua richiesta di fare restaurare Gesù Bambino, perché sarebbe bastato appena un fiorino o poco più per saldare le spese di riparazione. Ma contro ogni sua attesa, il buon Padre ricevette nuovamente una risposta negativa. Anzi, avvenne che persino la statua venisse tolta dall’oratorio. La Cronaca narra che il religioso, cui era affidata la cura dell’oratorio, andò per le spicce: rimosse dall’altare la statua di Gesù Bambino e la portò al suo vecchio posto, in mezzo al ciarpame di scarto. Credeva con questo di interpretare le intenzioni del Superiore, la cui poca stima nei confronti di Gesù Bambino gli era fin troppo nota.
Padre Cirillo andò a prendere la statua di Gesù Bambino e se lo portò in cella, dove passava lunghe ore prostrato ai suoi piedi, chiedendo perdono e indulgenza per l’incomprensione dei suoi confratelli. Nel frattempo, proponeva di fare tutto ciò che era in suo potere, pur di rimettere al suo posto d’onore Gesù Bambino.
Si narra che un giorno, poco prima della recita del mattutino di mezzanotte della festa dedicata all’Immacolata Concezione, mentre P. Cirillo pregava insistentemente la Madonna che si prendesse a cuore una degna sistemazione della statua del suo santissimo Figlio, un repentino impulso interiore lo spinse alla finestra della sua cella, che guardava verso la chiesa. Là vide, nel tenue chiarore lunare, come una nuvoletta che scendeva lentamente sopra il coro. Questa andò man mano assumendo sempre più chiaramente la figura di una Madonna, circondata da una ghirlanda di stelle. La Vergine allargò le braccia sul coro quasi ad indicare il luogo in cui la statua del suo Divino Figlio avrebbe dovuto da allora in poi essere venerata.
L’apparizione durò circa un quarto d’ora, fino che suonò la campana che chiamava i religiosi al mattutino di mezzanotte. Il giorno seguente, P. Cirillo volle verificare esattamente quale posto avesse fissato la beatissima Vergine, e individuò proprio sopra il coro, un locale che già in precedenza si era pensato di adattare ad oratorio.
Sotto il governo del nuovo Priore della casa, Padre Domenico, il vento sembrò voltarsi a favore di Gesù Bambino. E così, poco dopo che questi ebbe preso possesso, P. Cirillo ripetè il tentativo, chiedendogli il permesso di fare restaurare il simulacro mutilato di Gesù Bambino. Il Superiore non si dimostrò del tutto contrario, ma accennò pure lui all’indigenza in cui versava il convento. Alla fine, gli disse per consolarlo: Se Gesù Bambino ci darà per primo la sua benedizione, io farò riparare la sua statua.
Poco dopo il colloquio P. Cirillo fu improvvisamente chiamato in chiesa: all’altare della Madonna lo attendeva una Dama, la quale gli consegnò una offerta e sparì senza pronunziare parola. Chi era quella sconosciuta? Tutti i tentativi per sapere qualcosa si dimostravano infruttuosi, così che il buon Padre si convinse fermamente che la sua generosa benefattrice fosse la Madonna in persona.
Raggiante di contentezza, egli portò l’elemosina avuta al suo Priore, ricordandogli la promessa. Stavolta ricevette il sospirato permesso, a patto però che le spese non superassero il mezzo fiorino. Un fratello laico venne incaricato di portare il simulacro da un esperto maestro artigiano. Ma tornò indietro senza avere combinato nulla: mezzo fiorino era troppo poco; il maestro, per il lavoro da farsi, voleva un fiorino intero.
Ancora una volta P. Cirillo si rifugiò in preghiera. Mentre era immerso in orazione, udì una voce sommessa che pareva sussurrargli: Mettimi nell’entrata della sagrestia; verrà ben qualcuno che s’impietosirà di me. Non se lo fece ripetere due volte. Era trascorsa sì e no un’ora, allorché entrò un signore. Vide la statua mutilata e si offrì a farla riparare a sue spese.
Lo sconosciuto signore si chiamava Daniel Wolf. Un tempo era stato commissario generale dell’amministrazione imperiale, ed era vissuto agiatamente. Ma ora si trovava in cattive acque, tanto che i suoi creditori non si contavano più. Quasi non bastasse, da un po’ di tempo da questa parte era in perpetua lite con la moglie, al punto di pensare già ad una separazione. Ora, proprio quando si ebbe portato a casa la statua di Gesù Bambino, trovò uno scritto della Camera Imperiale che gli assegnava ben 3.000 fiorini per i suoi servizi prestati in precedenza. Più d’una volta aveva sollecitato questa liquidazione, senza mai ricevere nemmeno un cenno di risposta. Intanto finirono anche i suoi dissapori con la moglie, sicché da allora in poi i due coniugi vissero sempre in ottima armonia.
Allorché i restauri al piccolo Gesù furono terminati, egli pieno di gratitudine lo riportò al convento. Lo consegnò al sacrestano perché lo sistemasse in un posto onorifico. Ma poco dopo, per la disattenzione, il buon fratello lo lasciò cadere. Nello stesso istante irruppe in sacrestia un pazzoide, che si scagliò furibondo sul povero sacrista tentando di strozzarlo. E ci sarebbe anche riuscito se per puro caso non fosse capitato li P. Cirillo, e non lo avesse liberato dalle mani di quell’energumeno.
Padre Cirillo guardò profondamente abbattuto la statua nuovamente mutilata. Fortuna volle che alla stessa ora giunse in sacrestia ancora Daniel Wolf, il quale, non appena ebbe visto l’accaduto, si offerse generosamente a fare riparare la statua un’altra volta.
Se la portò quindi a casa. Appena giunto nella abitazione trovò ad aspettarlo un funzionario venuto a pagargli i 3.000 fiorini promessi. Il mattino seguente, Daniel Wolf, portò il simulacro di Gesù Bambino da un esperto falegname, intenditore artista, che abitava nelle vicinanze. Ordinò al contempo una preziosa vetrinetta dalle pareti di cristallo, affinché la statua fosse meglio protetta per il futuro, comprando anche candelieri e alcuni vasi di fiori. Per tutti questi lavori avrebbe dovuto pagare ben 25 fiorini: il che rappresentava una richiesta assai esagerata da parte del falegname. Si capisce: costui era protestante, e s’era messo d’accordo con il fabbro che l’aiutava, luterano pure lui, per imbrogliare ben bene il gonzo papista.
Daniel Wolf pagò la somma richiesta senza una parola di rimostranza. Ma i due bestemmiatori furono entrambi portati via in tre giorni dalla peste che allora infuriava a Praga.
Poco dopo Daniel Wolf avrebbe sperimentato ancora una volta la speciale protezione del celeste Bambino. Aveva deposto i 3.000 fiorini ricevuti, assieme ad alcuni altri oggetti di valore, in una cassetta ermeticamente chiusa. Una notte i ladri si introdussero in casa sua, trovarono la cassetta e se la svignarono. Ma non avevano ancora lasciato la casa che furono spaventati da un improvviso e terribile fracasso, tanto da piantare li tutto e da darsi a precipitosa fuga. Così Gesù Bambino ricompensò la magnanimità dell’uomo che aveva sentito pietà della sua statua.
Nel frattempo la fama del taumaturgico Gesù Bambino si era diffusa in città e nei dintorni. La baronessa Kolowrat, malata sul punto di morire, era tornata in vita quando le avevano portato e fatto baciare Gesù Bambino.
Padre Cirillo propose pertanto alla comunità di rendere accessibile al pubblico la statua, esponendola in chiesa alla venerazione di tutti. La sua proposta incontrò l’approvazione dei Padri, sicché durante l’Avvento del 1639 si poté venerare per la prima volta il Piccolo Re esposto sull’altare della Beata Vergine.
Tra i molti devoti che avevano affidato le loro preoccupazioni e le loro richieste a Gesù Bambino, c’era anche una ricca Dama, il cui nome viene con molto tatto sottaciuto dalla Cronaca, perché era stata in un primo tempo una grande benefattrice del convento. Costei si era pazzamente innamorata di quel Gesù Bambino, al punto di volerlo ad ogni costo presso di sè in permanenza. Così un bel giorno proprio verso il mezzodì, quando in chiesa non c’era nessuno, comandò alle sue due cameriere di salire sull’altare e portare via alla chetichella il simulacro del Piccolo Gesù.
Quando poco dopo P. Cirillo ne notò la scomparsa, si sentì di nuovo invaso da un cocente dolore. Ogni ricerca ed ogni indagine risultò vana. Il suo diletto Gesù Bambino era sparito. Dove avrebbe potuto scoprire qualche traccia?… Ora ecco che improvvisamente udì una voce consolatrice che gli sussurrò: Sta tranquillo! Tra breve Gesù Bambino verrà ritrovato, e il sacrilegio verrà esemplarmente punito. E così avvenne davvero.
La peste nera s’era ancora una volta scatenata come un flagello su Praga e le due cameriere complici del furto furono tra le sue prime vittime. Padre Cirillo venne chiamato presso le malate per ascoltare l’ultima confessione. La prima delle due serve confesso piena di pentimento il misfatto commesso, e tornò ben presto in salute. L’altra invece rifiutò persino i sacramenti e morì tra atroci sofferenze. La Dama s’ammalò di gotta convulsiva e perse ogni suo avere.
Padre Cirillo riportò in convento il suo Gesù Bambino e prese tutte le precauzioni affinché da allora in poi fosse sempre ben vigilato.
LA CAPPELLA DI GESÙ BAMBINO DI PRAGA
Le tante preghiere esaudite e i prodigiosi fatti avvenuti avevano portati i Padri alla convinzione che a Gesù Bambino si dovesse edificare una cappella propria. Un benefattore aveva lasciato in eredità al convento 3.000 fiorini con la preghiera di fare costruire in chiesa un altare dedicato alla SS. Trinità. Perciò si stabili di ricavare sopra tale altare una nicchia in parete, dove si potesse esporre alla pubblica venerazione la statua di Gesù Bambino.
Con ciò, si era fatto un bel passo avanti; mancava però sempre una cappella dedicata esclusivamente a Gesù Bambino. Ma ecco che la divina provvidenza venne ancora in aiuto. Uno giorno, si era nel 1642, Padre Cirillo fu chiamato dal barone Lobkowitz, che aveva fatto tanto bene alla comunità. Durante quella visita, il barone gli chiese se avesse qualche desiderio a proposito del suo Gesù Bambino, e soggiunse subito: Farei tanto volentieri qualcosa per Gesù Bambino. Padre Cirillo capì che era giunto il momento di chiedere una cappella per il suo Beniamino. Il barone si entusiasmò all’idea.
Nello stesso anno si iniziarono i lavori nel posto indicato dalla Madonna e il 4 gennaio 1644, nella festa del SS. Nome di Gesù, il Priore celebrò la prima Santa Messa nel cosiddetto Fremitorium Dulcis Pueri Jesu, come fu chiamata la nuova cappella. Il 3 maggio 1648 essa fu solennemente consacrata dal Cardinale Arcivescovo di Praga. In quella occasione, il Pastore della Diocesi accordò anche la facoltà di celebrare l’Eucaristia nel Santo romitorio di Gesù Bambino.
Personaggi distinti dell’aristocrazia, quali il conte Filippo di Mausfeldt, maresciallo dell’Impero, e lo stesso Imperatore Ferdinando III visitarono la cappella. Non solo i dignitari, ma anche l’umile gente di Praga accorreva dal suo Piccolo Gesù portando ai suoi piedi ogni sorta di preoccupazioni e di bisogni: egli non lasciava mai ritornare a casa nessuno senza consolarlo.
Ciò che Padre Cirillo aveva bramato e sognato per tanti anni s’era finalmente trasformato in realtà. Padre Cirillo, però, non aveva ancora terminato la sua missione terrena. Nel nome del suo Gesù Bambino, avrebbe dovuto convertire gli infedeli, scacciare i demoni e persino ridonare la salute ai morenti. La Cronaca in questo campo sovrabbonda di episodi di avvenimenti di ogni genere, che contribuirono a diffondere la fama del piccolo Gesù Bambino. P. Cirillo morì il 4 febbraio 1675. Circondato dai confratelli e munito dei santi sacramenti, egli attese tranquillo la venuta del suo Piccolo Gesù. Aveva 8 anni.
Preghiera
(del Papa Emerito Benedetto XVI a Gesù Bambino di Praga)
Signore Gesù, noi ti vediamo bambino e crediamo che tu sei il Figlio di Dio, fatto uomo per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria. Come a Betlemme anche noi con Maria, Giuseppe, gli Angeli e i pastori ti adoriamo e ti riconosciamo nostro unico Salvatore.
Ti sei fatto povero per farci ricchi con la tua povertà: concedi a noi di non dimenticarci mai dei poveri e di tutti coloro che soffrono. Proteggi le nostre famiglie, benedici tutti i bambini del mondo e fa’ che regni sempre tra noi l’amore che tu ci hai portato e che rende più felice la vita.
Dona a tutti, o Gesù, di riconoscere la verità del tuo Natale perché tutti sappiano che tu sei venuto a portare all’intera famiglia umana la luce, la gioia e la pace. Tu sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Fonte: http://www.santissimo.it/natale/Gesu.Bamb.di.Praga.html / http://blog.studenti.it/biscobreak/2014/01/gesu-bambino-di-praga/
Diversi sono gli apostoli della devozione a Gesù Bambino, tra questi ricordiamo: San Francesco d’Assisi, ideatore del presepio, Sant’Antonio da Padova, San Nicola da Tolentino, San Giovanni della Croce, San Cristoforo, Sant’Ignazio, San Stanislao, Santa Veronica Giuliani, Santa Teresa di Gesù Bambino ecc.. che ebbero la fortuna di contemplare il piccolo Gesù sensibilmente o di stringerlo fra le braccia. Grande impulso venne dalla Ven. Suor Margherita del Santissimo Sacramento (sec. XVII) e dal Ven. p.Cirillo, carmelitano, con il celebre Bambino di Praga (sec. XVII)
La devozione a Gesù Bambino di Praga ebbe origine nel convento dei Carmelitani Scalzi in Praga (Cecoslovacchia) l’anno 1628.
“Un giorno, la principessa Polissena di Lobkowitz, una grande benefattrice dei frati, regalò loro una statua di Gesù Bambino. Si tratta di una statua in cera, poco meno di mezzo metro, abbigliata con abiti regali, alla foggia spagnola del secolo XVI. Nel consegnarla – come racconta la Cronaca – essa disse al Priore: Padre mio, vi consegno ciò che ho di più caro. Onorate questo Gesù Bambino, e non mancherete mai di nulla. Era l’anno 1628.
Antiche fonti e una veneranda tradizione familiare di casa Lobkowitz affermano che la madre di Polissena, Maria Manriquez de Lara, nata principessa Pignatelli, aveva portato quella statua dalla Spagna, passandola poi come regalo di nozze a sua figlia.
P. Gianluigi preparò a Gesù Bambino una solenne accoglienza. Pensava alla Madre Teresa di Gesù che aveva scritto nel Cammino di perfizione: (26,9): “Buon mezzo per mantenervi alla presenza di Dio è di procurarvi una immagine o pittura che vi faccia devozione… per servirsene a intrattenervi spesso con lui: ed egli vi suggerirà quello che dovete dire“.
Tra i religiosi c’era un novizio già sacerdote, P. Cirillo della Madre di Dio. Stava attraversando prove interiori d’ogni genere. Nei giorni del Natale del 1629 improvvisamente si senti invaso da una grande pace. Ritrovò se stesso e scoprì chiarezza di fede e di dedizione a Dio. Profondamente convinto che tutto gli fosse venuto da Gesù Bambino, si dedicò a diffonderne la devozione. Diviene il grande apostolo di Gesù Bambino di Praga.
Purtroppo a causa dei continui torbidi militari, i Superiori si videro costretti a sfollare i novizi (fra cui Padre Cirillo) a Monaco di Baviera. La situazione politica era diventata nuovamente più drammatica che mai. La guerra continuava. Lo svedese Gustavo Adolfo era entrato in Germania. Questa sembrava ormai irrimediabilmente perduta per la Chiesa cattolica, perché Gustavo Adolfo era intenzionato a fondare un impero di pretta marca protestante. Mentre egli espugnava le regioni occidentali, piombò in Boemia il principe elettore di Sassonia con la sua armata, e il 15 novembre 1634 pose l’assedio a Praga. Espugnata, chiese e monasteri vennero profanati. La medesima sorte toccò a Santa Maria della Vittoria. Tutti i carmelitani erano fuggiti, tranne il Sottopriore e un suo fratello laico. Gli eretici saccheggiano la chiesa e il convento, incarcerando anche i due coraggiosi carmelitani.
La statua di Gesù Bambino dopo avere avuto le mani mozzate, fu gettata nei rifiuti, tra le rovine. Così rimaneva per sette anni.
Nell’anno 1637 – dopo sette anni di assenza – per ordine dei Superiori tornò a Praga il P. Cirillo della Madre di Dio, che da novizio era stato tanto devoto di Gesù Bambino ed aveva avuto modo di sperimentare spesso il suo benefico aiuto. Ma era appena entrato nella capitale boema quando irruppero nuovamente gli Svedesi e assediarono la città. Villaggi e castelli in fiamme, che segnavano la via da essi battuta, non lasciavano dubbi sulla sorte che attendeva la popolazione. In questo frangente così pericoloso per tutti, il Priore del convento esortò alla preghiera e alla penitenza per stornare l’incombente tragedia.
Tale situazione rappresentò per Padre Cirillo la migliore occasione per riportare in onore il suo prediletto Gesù Bambino che, dopo lunghe ricerche, era stato ritrovato dietro un altare, carico di polvere e di sudiciume. Chiese al P. Priore di potere collocare il Piccolo Gesù al suo posto nell’oratorio: il che gli venne subito concesso volentieri. Pieno di santa fiducia, egli raccomandò a Gesù i confratelli, il bene del convento, della città, e l’intero paese. La sua preghiera fu esaudita: Praga rimase immune dall’invasione nemica, in convento tornò la benedizione di Dio, e con essa la tranquillità e la pace.
Padre Cirillo sentiva in cuore una profonda gratitudine. Si proponeva di onorare sempre più il caro Gesù Bambino e di farsi suo apostolo. Un giorno, in uno degli intensi momenti di preghiera dinanzi alla statua, gli sembrò di udire le seguenti parole cariche di rimprovero: Abbiate pietà di me, ed io avrò pietà di voi! Ridatemi le manine mozzate dagli eretici. E la famosa frase:. Quanto più voi mi onorerete, tanto più io vi favorirò!.
Si recò immediatamente dal suo Priore e gli mostrò il Bambino mutilato. Gli chiese il permesso di fare ricostruire le manine a Gesù Bambino, ma ne ricevette un secco rifiuto: la cassa del convento era vuota, e si doveva pensare a faccende più urgenti. Profondamente afflitto, P. Cirillo si volse a chiedere aiuto a Dio, e questo non si fece attendere a lungo. In quei giorni era giunto a Praga un certo Signore Mauskonig di Aussig, iscritto alla confraternita dello Scapolare. Chiese di confessarsi proprio dal Padre Cirillo. Al termine della confessione disse: “Reverendo Padre, sono convinto che il buon Dio mi abbia condotto a Praga perché io mi prepari alla morte qui, e faccia a loro un po’ di bene. Chiedo pertanto a vostra Reverenza di raccomandarmi a Dio, e se dovessi morire qui, i Padri abbiano la bontà di seppellire il mio cadavere nella loro cripta“. Detto questo, egli consegnò al Padre Cirillo cento fiorini: un dono considerevole per quei tempi.
Raggiante di gioia, Padre Cirillo portò l’elemosina ricevuta al suo Superiore. Certo, almeno ora egli non avrebbe respinto la sua richiesta di fare restaurare Gesù Bambino, perché sarebbe bastato appena un fiorino o poco più per saldare le spese di riparazione. Ma contro ogni sua attesa, il buon Padre ricevette nuovamente una risposta negativa. Anzi, avvenne che persino la statua venisse tolta dall’oratorio. La Cronaca narra che il religioso, cui era affidata la cura dell’oratorio, andò per le spicce: rimosse dall’altare la statua di Gesù Bambino e la portò al suo vecchio posto, in mezzo al ciarpame di scarto. Credeva con questo di interpretare le intenzioni del Superiore, la cui poca stima nei confronti di Gesù Bambino gli era fin troppo nota.
Padre Cirillo andò a prendere la statua di Gesù Bambino e se lo portò in cella, dove passava lunghe ore prostrato ai suoi piedi, chiedendo perdono e indulgenza per l’incomprensione dei suoi confratelli. Nel frattempo, proponeva di fare tutto ciò che era in suo potere, pur di rimettere al suo posto d’onore Gesù Bambino.
Si narra che un giorno, poco prima della recita del mattutino di mezzanotte della festa dedicata all’Immacolata Concezione, mentre P. Cirillo pregava insistentemente la Madonna che si prendesse a cuore una degna sistemazione della statua del suo santissimo Figlio, un repentino impulso interiore lo spinse alla finestra della sua cella, che guardava verso la chiesa. Là vide, nel tenue chiarore lunare, come una nuvoletta che scendeva lentamente sopra il coro. Questa andò man mano assumendo sempre più chiaramente la figura di una Madonna, circondata da una ghirlanda di stelle. La Vergine allargò le braccia sul coro quasi ad indicare il luogo in cui la statua del suo Divino Figlio avrebbe dovuto da allora in poi essere venerata.
L’apparizione durò circa un quarto d’ora, fino che suonò la campana che chiamava i religiosi al mattutino di mezzanotte. Il giorno seguente, P. Cirillo volle verificare esattamente quale posto avesse fissato la beatissima Vergine, e individuò proprio sopra il coro, un locale che già in precedenza si era pensato di adattare ad oratorio.
Sotto il governo del nuovo Priore della casa, Padre Domenico, il vento sembrò voltarsi a favore di Gesù Bambino. E così, poco dopo che questi ebbe preso possesso, P. Cirillo ripetè il tentativo, chiedendogli il permesso di fare restaurare il simulacro mutilato di Gesù Bambino. Il Superiore non si dimostrò del tutto contrario, ma accennò pure lui all’indigenza in cui versava il convento. Alla fine, gli disse per consolarlo: Se Gesù Bambino ci darà per primo la sua benedizione, io farò riparare la sua statua.
Poco dopo il colloquio P. Cirillo fu improvvisamente chiamato in chiesa: all’altare della Madonna lo attendeva una Dama, la quale gli consegnò una offerta e sparì senza pronunziare parola. Chi era quella sconosciuta? Tutti i tentativi per sapere qualcosa si dimostravano infruttuosi, così che il buon Padre si convinse fermamente che la sua generosa benefattrice fosse la Madonna in persona.
Raggiante di contentezza, egli portò l’elemosina avuta al suo Priore, ricordandogli la promessa. Stavolta ricevette il sospirato permesso, a patto però che le spese non superassero il mezzo fiorino. Un fratello laico venne incaricato di portare il simulacro da un esperto maestro artigiano. Ma tornò indietro senza avere combinato nulla: mezzo fiorino era troppo poco; il maestro, per il lavoro da farsi, voleva un fiorino intero.
Ancora una volta P. Cirillo si rifugiò in preghiera. Mentre era immerso in orazione, udì una voce sommessa che pareva sussurrargli: Mettimi nell’entrata della sagrestia; verrà ben qualcuno che s’impietosirà di me. Non se lo fece ripetere due volte. Era trascorsa sì e no un’ora, allorché entrò un signore. Vide la statua mutilata e si offrì a farla riparare a sue spese.
Lo sconosciuto signore si chiamava Daniel Wolf. Un tempo era stato commissario generale dell’amministrazione imperiale, ed era vissuto agiatamente. Ma ora si trovava in cattive acque, tanto che i suoi creditori non si contavano più. Quasi non bastasse, da un po’ di tempo da questa parte era in perpetua lite con la moglie, al punto di pensare già ad una separazione. Ora, proprio quando si ebbe portato a casa la statua di Gesù Bambino, trovò uno scritto della Camera Imperiale che gli assegnava ben 3.000 fiorini per i suoi servizi prestati in precedenza. Più d’una volta aveva sollecitato questa liquidazione, senza mai ricevere nemmeno un cenno di risposta. Intanto finirono anche i suoi dissapori con la moglie, sicché da allora in poi i due coniugi vissero sempre in ottima armonia.
Allorché i restauri al piccolo Gesù furono terminati, egli pieno di gratitudine lo riportò al convento. Lo consegnò al sacrestano perché lo sistemasse in un posto onorifico. Ma poco dopo, per la disattenzione, il buon fratello lo lasciò cadere. Nello stesso istante irruppe in sacrestia un pazzoide, che si scagliò furibondo sul povero sacrista tentando di strozzarlo. E ci sarebbe anche riuscito se per puro caso non fosse capitato li P. Cirillo, e non lo avesse liberato dalle mani di quell’energumeno.
Padre Cirillo guardò profondamente abbattuto la statua nuovamente mutilata. Fortuna volle che alla stessa ora giunse in sacrestia ancora Daniel Wolf, il quale, non appena ebbe visto l’accaduto, si offerse generosamente a fare riparare la statua un’altra volta.
Se la portò quindi a casa. Appena giunto nella abitazione trovò ad aspettarlo un funzionario venuto a pagargli i 3.000 fiorini promessi. Il mattino seguente, Daniel Wolf, portò il simulacro di Gesù Bambino da un esperto falegname, intenditore artista, che abitava nelle vicinanze. Ordinò al contempo una preziosa vetrinetta dalle pareti di cristallo, affinché la statua fosse meglio protetta per il futuro, comprando anche candelieri e alcuni vasi di fiori. Per tutti questi lavori avrebbe dovuto pagare ben 25 fiorini: il che rappresentava una richiesta assai esagerata da parte del falegname. Si capisce: costui era protestante, e s’era messo d’accordo con il fabbro che l’aiutava, luterano pure lui, per imbrogliare ben bene il gonzo papista.
Daniel Wolf pagò la somma richiesta senza una parola di rimostranza. Ma i due bestemmiatori furono entrambi portati via in tre giorni dalla peste che allora infuriava a Praga.
Poco dopo Daniel Wolf avrebbe sperimentato ancora una volta la speciale protezione del celeste Bambino. Aveva deposto i 3.000 fiorini ricevuti, assieme ad alcuni altri oggetti di valore, in una cassetta ermeticamente chiusa. Una notte i ladri si introdussero in casa sua, trovarono la cassetta e se la svignarono. Ma non avevano ancora lasciato la casa che furono spaventati da un improvviso e terribile fracasso, tanto da piantare li tutto e da darsi a precipitosa fuga. Così Gesù Bambino ricompensò la magnanimità dell’uomo che aveva sentito pietà della sua statua.
Nel frattempo la fama del taumaturgico Gesù Bambino si era diffusa in città e nei dintorni. La baronessa Kolowrat, malata sul punto di morire, era tornata in vita quando le avevano portato e fatto baciare Gesù Bambino.
Padre Cirillo propose pertanto alla comunità di rendere accessibile al pubblico la statua, esponendola in chiesa alla venerazione di tutti. La sua proposta incontrò l’approvazione dei Padri, sicché durante l’Avvento del 1639 si poté venerare per la prima volta il Piccolo Re esposto sull’altare della Beata Vergine.
Tra i molti devoti che avevano affidato le loro preoccupazioni e le loro richieste a Gesù Bambino, c’era anche una ricca Dama, il cui nome viene con molto tatto sottaciuto dalla Cronaca, perché era stata in un primo tempo una grande benefattrice del convento. Costei si era pazzamente innamorata di quel Gesù Bambino, al punto di volerlo ad ogni costo presso di sè in permanenza. Così un bel giorno proprio verso il mezzodì, quando in chiesa non c’era nessuno, comandò alle sue due cameriere di salire sull’altare e portare via alla chetichella il simulacro del Piccolo Gesù.
Quando poco dopo P. Cirillo ne notò la scomparsa, si sentì di nuovo invaso da un cocente dolore. Ogni ricerca ed ogni indagine risultò vana. Il suo diletto Gesù Bambino era sparito. Dove avrebbe potuto scoprire qualche traccia?… Ora ecco che improvvisamente udì una voce consolatrice che gli sussurrò: Sta tranquillo! Tra breve Gesù Bambino verrà ritrovato, e il sacrilegio verrà esemplarmente punito. E così avvenne davvero.
La peste nera s’era ancora una volta scatenata come un flagello su Praga e le due cameriere complici del furto furono tra le sue prime vittime. Padre Cirillo venne chiamato presso le malate per ascoltare l’ultima confessione. La prima delle due serve confesso piena di pentimento il misfatto commesso, e tornò ben presto in salute. L’altra invece rifiutò persino i sacramenti e morì tra atroci sofferenze. La Dama s’ammalò di gotta convulsiva e perse ogni suo avere.
Padre Cirillo riportò in convento il suo Gesù Bambino e prese tutte le precauzioni affinché da allora in poi fosse sempre ben vigilato.
LA CAPPELLA DI GESÙ BAMBINO DI PRAGA
Le tante preghiere esaudite e i prodigiosi fatti avvenuti avevano portati i Padri alla convinzione che a Gesù Bambino si dovesse edificare una cappella propria. Un benefattore aveva lasciato in eredità al convento 3.000 fiorini con la preghiera di fare costruire in chiesa un altare dedicato alla SS. Trinità. Perciò si stabili di ricavare sopra tale altare una nicchia in parete, dove si potesse esporre alla pubblica venerazione la statua di Gesù Bambino.
Con ciò, si era fatto un bel passo avanti; mancava però sempre una cappella dedicata esclusivamente a Gesù Bambino. Ma ecco che la divina provvidenza venne ancora in aiuto. Uno giorno, si era nel 1642, Padre Cirillo fu chiamato dal barone Lobkowitz, che aveva fatto tanto bene alla comunità. Durante quella visita, il barone gli chiese se avesse qualche desiderio a proposito del suo Gesù Bambino, e soggiunse subito: Farei tanto volentieri qualcosa per Gesù Bambino. Padre Cirillo capì che era giunto il momento di chiedere una cappella per il suo Beniamino. Il barone si entusiasmò all’idea.
Nello stesso anno si iniziarono i lavori nel posto indicato dalla Madonna e il 4 gennaio 1644, nella festa del SS. Nome di Gesù, il Priore celebrò la prima Santa Messa nel cosiddetto Fremitorium Dulcis Pueri Jesu, come fu chiamata la nuova cappella. Il 3 maggio 1648 essa fu solennemente consacrata dal Cardinale Arcivescovo di Praga. In quella occasione, il Pastore della Diocesi accordò anche la facoltà di celebrare l’Eucaristia nel Santo romitorio di Gesù Bambino.
Personaggi distinti dell’aristocrazia, quali il conte Filippo di Mausfeldt, maresciallo dell’Impero, e lo stesso Imperatore Ferdinando III visitarono la cappella. Non solo i dignitari, ma anche l’umile gente di Praga accorreva dal suo Piccolo Gesù portando ai suoi piedi ogni sorta di preoccupazioni e di bisogni: egli non lasciava mai ritornare a casa nessuno senza consolarlo.
Ciò che Padre Cirillo aveva bramato e sognato per tanti anni s’era finalmente trasformato in realtà. Padre Cirillo, però, non aveva ancora terminato la sua missione terrena. Nel nome del suo Gesù Bambino, avrebbe dovuto convertire gli infedeli, scacciare i demoni e persino ridonare la salute ai morenti. La Cronaca in questo campo sovrabbonda di episodi di avvenimenti di ogni genere, che contribuirono a diffondere la fama del piccolo Gesù Bambino. P. Cirillo morì il 4 febbraio 1675. Circondato dai confratelli e munito dei santi sacramenti, egli attese tranquillo la venuta del suo Piccolo Gesù. Aveva 8 anni.
Preghiera
(del Papa Emerito Benedetto XVI a Gesù Bambino di Praga)
Signore Gesù, noi ti vediamo bambino e crediamo che tu sei il Figlio di Dio, fatto uomo per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria. Come a Betlemme anche noi con Maria, Giuseppe, gli Angeli e i pastori ti adoriamo e ti riconosciamo nostro unico Salvatore.
Ti sei fatto povero per farci ricchi con la tua povertà: concedi a noi di non dimenticarci mai dei poveri e di tutti coloro che soffrono. Proteggi le nostre famiglie, benedici tutti i bambini del mondo e fa’ che regni sempre tra noi l’amore che tu ci hai portato e che rende più felice la vita.
Dona a tutti, o Gesù, di riconoscere la verità del tuo Natale perché tutti sappiano che tu sei venuto a portare all’intera famiglia umana la luce, la gioia e la pace. Tu sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Fonte: http://www.santissimo.it/natale/Gesu.Bamb.di.Praga.html / http://blog.studenti.it/biscobreak/2014/01/gesu-bambino-di-praga/
IL SANTISSIMO NOME DI GESÙ - 3 GENNAIO
"San Bernardino è diventato famoso per la diffusione di uno stemma contenente il SS nome di Gesù, tanto che papa Innocenzo III ne estese la festa alla Chiesa universale, soppressa e successivamente ripristinata da papa Giovanni Paolo II. Forse però non tutti sanno il significato di ogni simbolo che lo rappresenta…"
L’esigenza di sapere il nome della divinità in cui si crede, è stato sempre intrinseco nell’animo umano, perché il nome stesso è garanzia della sua esistenza; a tal proposito si riporta un passo dell’opera di Francesco Albergamo “Mito e Magia” che scrive: “Una bambina di nove anni chiede al padre se Dio esiste; il padre risponde che non ne è troppo sicuro, al che la piccola osserva: Bisogna pure che esista, dal momento che ha un nome”.
Il SS. Nome di Gesù, fu sempre onorato e venerato nella Chiesa fin dai primi tempi, ma solo nel XIV secolo cominciò ad avere culto liturgico. Grande predicatore e propagatore del culto al Nome di Gesù, fu il francescano san Bernardino da Siena (1380-1444) e continuato da altri confratelli, soprattutto dai beati Alberto da Sarteano (1385-1450) e Bernardino da Feltre (1439-1494).
Nel 1530, papa Clemente VII autorizzò l’Ordine Francescano a recitare l’Ufficio del Santissimo Nome di Gesù; e la celebrazione ormai presente in varie località, fu estesa a tutta la Chiesa da papa Innocenzo XIII nel 1721. Il giorno di celebrazione variò tra le prime domeniche di gennaio, per attestarsi al 2 gennaio fino agli anni Settanta del Novecento, quando fu soppressa. Papa Giovanni Paolo II ha ripristinato al 3 gennaio la memoria facoltativa nel Calendario Romano.
Il trigramma di san Bernardino da Siena
Affinché la sua predicazione non fosse dimenticata facilmente, Bernardino con profondo intuito psicologico inventò un simbolo dai colori vivaci che veniva posto in tutti i locali pubblici e privati, sostituendo blasoni e stemmi delle varie Famiglie e Corporazioni spesso in lotta fra loro.
Il trigramma del nome di Gesù, divenne un emblema celebre e diffuso in ogni luogo, sulla facciata del Palazzo Pubblico di Siena campeggia enorme e solenne, opera dell’orafo senese Tuccio di Sano e di suo figlio Pietro, ma lo si ritrova in ogni posto dove Bernardino e i suoi discepoli abbiano predicato o soggiornato.
Qualche volta il trigramma figurava sugli stendardi che precedevano Bernardino, quando arrivava in una nuova città a predicare e sulle tavolette di legno che il santo francescano poggiava sull’altare, dove celebrava la Messa prima dell’attesa omelia, e con la tavoletta al termine benediceva i fedeli.
Il trigramma fu disegnato da Bernardino stesso, per questo è considerato patrono dei pubblicitari; il simbolo consiste in un sole raggiante in campo azzurro, sopra vi sono le lettere IHS che sono le prime tre del nome Gesù in greco ΙΗΣΟΥΣ (Iesûs), ma si sono date anche altre spiegazioni, come l’abbreviazione di “In Hoc Signo (vinces)” il motto costantiniano, oppure di “Iesus Hominum Salvator”.
Ad ogni elemento del simbolo, Bernardino applicò un significato, il sole centrale è chiara allusione a Cristo che dà la vita come fa il sole, e suggerisce l’idea dell’irradiarsi della Carità. Il calore del sole è diffuso dai raggi, ed ecco allora i dodici raggi serpeggianti come i dodici Apostoli e poi da otto raggi diretti che rappresentano le beatitudini, la fascia che circonda il sole rappresenta la felicità dei beati che non ha termine, il celeste dello sfondo è simbolo della fede, l’oro dell’amore. Bernardino allungò anche l’asta sinistra dell’H, tagliandola in alto per farne una croce, in alcuni casi la croce è poggiata sulla linea mediana dell’H.
Il significato mistico dei raggi serpeggianti era espresso in una litania; 1° rifugio dei penitenti; 2° vessillo dei combattenti; 3° rimedio degli infermi; 4° conforto dei sofferenti; 5° onore dei credenti; 6° gioia dei predicanti; 7° merito degli operanti; 8° aiuto dei deficienti; 9° sospiro dei meditanti; 10° suffragio degli oranti; 11° gusto dei contemplanti; 12° gloria dei trionfanti.
Tutto il simbolo è circondato da una cerchia esterna con le parole in latino tratte dalla Lettera ai Filippesi di san Paolo: “Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, sia degli esseri celesti, che dei terrestri e degli inferi”. Il trigramma bernardiniano ebbe un gran successo, diffondendosi in tutta Europa, anche s. Giovanna d’Arco volle ricamarlo sul suo stendardo e più tardi fu adottato anche dai Gesuiti.
Diceva s. Bernardino: “Questa è mia intenzione, di rinnovare e chiarificare il nome di Gesù, come fu nella primitiva Chiesa”, spiegando che, mentre la croce evocava la Passione di Cristo, il suo Nome rammentava ogni aspetto della sua vita, la povertà del presepio, la modesta bottega di falegname, la penitenza nel deserto, i miracoli della carità divina, la sofferenza sul Calvario, il trionfo della Resurrezione e dell’Ascensione. La Compagnia di Gesù, prese poi queste tre lettere come suo emblema e diventò sostenitrice del culto e della dottrina, dedicando al Santissimo Nome di Gesù le sue più belle e grandi chiese, edificate in tutto il mondo.
Fra tutte si ricorda, la “Chiesa del Gesù” a Roma, la maggiore e più insigne chiesa dei Gesuiti; vi è nella volta il “Trionfo del Nome di Gesù”, affresco del 1679, opera del genovese Giovanni Battista Gaulli detto ‘il Baciccia’; dove centinaia di figure si muovono in uno spazio chiaro con veloce impeto, attratte dal centrale Nome di Gesù.
Fonte: Alban Butler / Santiebeati.it / preghiereagesuemaria.it / donbosco-torino.it / http://blog.studenti.it/biscobreak/2013/01/il-santissimo-nome-di-gesu/
«Nomen Eius Iesus et vocatum est»
Cardinal Alfredo OTTAVIANI († 88) SEMPER IDEM - Custos Fidem
«Si non sum iesuita votis, saltem esse iesuita in corde ad faciendum bonum paulum» [A.M.D.G.] Cardinal Alfredo OTTAVIANI († 88) SEMPER IDEM
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